Giorno del Ricordo 2010

LIBERTA’ DI MORDACCHIO In occasione del Giorno del Ricordo, istituito dalla legge 30 marzo 2004 per onorare i Martiri delle Foibe e gli Esuli istriani, fiumani e dalmati, la libertà di apprendimento garantita dalla Costituzione è stata pesantemente negata dalla dirigenza di alcuni Istituti scolastici, come nel caso emblematico ma purtroppo non isolato del Liceo “Vittorio Gassman” di Roma, dove è stata rifiutata la programmazione di ogni idonea iniziativa, nonostante la richiesta formulata in tal senso da alcuni gruppi studenteschi. E’ utile rammentare che il provvedimento legislativo del 2004 era stato approvato dalla Camera e dal Senato col 98 per cento dei voti, esprimendo una volontà sostanzialmente unanime. Come d’uso, nell’atto di promulgazione pubblicato sulla “Gazzetta Ufficiale” della Repubblica stava e sta scritto che è fatto obbligo a chiunque di “osservare e far osservare” la legge di cui trattasi. Ne consegue che quanti rifiutano di celebrare il Giorno del Ricordo, con riguardo prioritario alle scuole, cui si riferisce una raccomandazione specifica contenuta nell’articolato, sono responsabili di violazione della legge, e nel caso in cui si tratti di soggetti con incarichi direttivi, anche di eccesso di potere ed omissione di atti d’ufficio. Non è accettabile che il rifiuto in questione venga “giustificato” alla luce della libertà d’insegnamento costituzionalmente garantita. Infatti, se può essere lecito dare interpretazioni dei fatti storici conformi a diverse opzioni del corpo insegnante, che hanno un corrispettivo speculare nell’adozione dei libri di testo, ciò non vale affatto per l’obbligo di “osservare” la legge. Nella fattispecie, è incontestabile che il Giorno del Ricordo (10 febbraio – anniversario del diktat) debba essere oggetto di adeguate iniziative, a prescindere dal commento che l’insegnante possa proporre ai suoi studenti in materia di Esodo e Foibe. Si deve aggiungere, anche alla luce di quel 98 per cento, espressione di una precisa volontà del Parlamento e quindi del popolo italiano, che appare alquanto arduo presumere quali argomenti “negazionisti” possano essere proposti a fronte di tragedie ormai note nella loro drammatica realtà e nelle loro matrici, come quelle di Istria e Dalmazia, ma questo è tutto un altro discorso. Caso mai, va posto l’accento sul fatto che la legge, per essere veramente funzionale, dovrebbe prevedere opportune ed efficaci sanzioni da applicare nei casi come quello del Liceo “Gassman” di Roma, in cui la dirigenza si sia resa responsabile di atti difficilmente difendibili. Ai giovani di detto Istituto è stato imposto un mordacchio tanto più in iniquo, perché li ha discriminati negativamente, rispetto a tanti altri, nel loro diritto all’informazione, con un attentato all’uguaglianza parimenti garantita dalla Costituzione. Comunque sia, quella dirigenza deve essere ugualmente ringraziata, perché – suo malgrado – ha fatto attirare nuove attenzioni su pagine di storia che 60 anni di colpevole silenzio avrebbero voluto cancellare, ma che sono riemerse dall’oblio con la forza inestinguibile che scaturisce dal martirio delle Vittime. Il Ministro della Gioventù, On. Giorgia Meloni, commentando i “fatti” di Roma, dove analogo atteggiamento negazionista si è manifestato con sostanziali affinità presso la Scuola “Iqbal Masih”, ha parlato di “oscurantismo ideologico” e di “silenzio assordante” con cui si è compiuto “un vero e proprio atto di censura nei confronti di un’iniziativa di commemorazione promossa dagli studenti”. Dal canto suo, il Sindaco Alemanno ha sottolineato come “gli insegnanti e i dirigenti scolastici che non accettano il Giorno del Ricordo” non siano “all’altezza del loro compito di educatori”. Sono giudizi da condividere senza riserve, ma nello stesso tempo, da tradurre in una volontà politica capace di superare i limiti del dissenso formale e di proporsi come effettiva ed efficace forza di Governo.

Articolo segnalato da Luciano Luciani

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