Dopo mezzo secolo di chiusura, la Chiesa di Santa Caterina dei Funari riapre finalmente al pubblico, restituendo a Roma uno dei suoi capolavori rinascimentali più preziosi e al tempo stesso meno conosciuti. Un luogo di culto e d’arte che torna a vivere grazie a un intervento complesso di restauro e valorizzazione portato avanti dall’Asp Istituto Romano San Michele, in collaborazione con la Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma, riportando alla luce opere di straordinaria importanza firmate da artisti come Marcello Venusti, Girolamo Muziano e Annibale Carracci.
Un ritorno atteso mezzo secolo
La riapertura è stata accolta con grande emozione dai fedeli e dagli appassionati d’arte, che hanno partecipato alla messa solenne celebrata da monsignor Andrea Manto, occasione durante la quale è stato ricordato il martirio di Santa Caterina e la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Un momento intenso che ha unito la dimensione spirituale della celebrazione a un messaggio civile, come ricordato dal prelato: la preghiera, ha sottolineato, si alza contro ogni forma di violenza, in particolare contro quella che continua a colpire le donne, “infamante e indegna di una società civile”.
Al termine della celebrazione, Giovanni Libanori, presidente dell’Asp Istituto Romano San Michele, ha definito la giornata “un momento importante per tutta la città”, sottolineando come la riapertura rappresenti non soltanto la restituzione di un luogo di culto, ma anche il recupero di un patrimonio storico e artistico di enorme valore. Libanori ha ricordato come un bene culturale, quando viene riportato alla fruizione pubblica, diventi “una risorsa viva, capace di alimentare identità, conoscenza, turismo e nuove forme di partecipazione”.
Il restauro e il nuovo allestimento
L’intervento, durato anni e articolato in più fasi, ha riguardato sia la messa in sicurezza della struttura sia l’installazione di un impianto completamente rinnovato, dal sistema elettrico alla climatizzazione, passando per l’impianto d’allarme e per un nuovo sistema di illuminazione studiato per valorizzare le tele, gli stucchi dorati, le opere lignee e i delicati supporti in ardesia che arricchiscono la chiesa.
A raccontare il valore del lavoro compiuto è stato lo storico dell’arte Tommaso Strinati, che ha definito Santa Caterina dei Funari “un gioiello delicatissimo”, custode di opere di grande fragilità e pregio, finalmente restituite alla visione del pubblico in un allestimento che sarà fruibile già dal periodo natalizio. Strinati ha ricordato come nella chiesa si conservino opere di importanti allievi di Michelangelo e come la pittura manierista, spesso poco conosciuta dal grande pubblico, mostri qui tutta la sua ricchezza formale, in un equilibrio che non ha nulla da invidiare ai fasti del Barocco.
Le istituzioni presenti alla riapertura e il richiamo alla tutela sociale
Alla cerimonia erano presenti numerosi fedeli e rappresentanti istituzionali, tra cui l’assessore regionale all’Inclusione Sociale Massimiliano Maselli, che ha definito la riapertura “un regalo alla città”, riconoscendo il ruolo dell’Asp San Michele nelle attività di tutela del patrimonio e nell’impegno sociale rivolto alle fasce più fragili. Maselli ha ricordato che la Regione Lazio conta oggi 48 centri antiviolenza e 18 case rifugio, sottolineando che proprio presso l’Asp San Michele verrà aperto un nuovo centro dedicato al sostegno delle donne vittime di violenza.
La riapertura della Chiesa di Santa Caterina dei Funari diventa così non solo il recupero di un luogo storico, ma anche un simbolo di attenzione al presente, unendo arte, memoria e impegno civile in un progetto che restituisce a Roma un frammento della sua identità più profonda.










