“Campagna senza tempo e città moderna”: van Gogh torna a Roma
Da ottobre, presso il Complesso del Vittoriano, è possibile visitare la mostra dedicata al pittore olandese Vincent van Gogh (Zundert, 30 marzo 1853 – Auvers-sur-Oise, 29 luglio 1890). Sono presenti più di settanta opere tra i dipinti, i disegni e le tante lettere che il pittore inviò ai fratelli, ai suoi amici e agli altri suoi colleghi, tra cui Paul Gauguin, con cui per un periodo divise un piccolo appartamento per ovviare alle spese economiche.
La mostra ripercorre le tappe fondamentali del lavoro di van Gogh, che spesso osservò e si occupò delle condizioni dei contadini, olandesi e non solo. Vediamo la vita in campagna e quella nella città, ovvero nella modernità che sembra letteralmente un altro mondo, poiché inizia ad assaporare i progressi della scienza e della tecnica. Anche van Gogh è attratto dalla città, perché anche per lui è una sorta di nuovo mondo, che gli fa conoscere le novità in campo artistico e gli dà l’opportunità di apprendere nuove tecniche utili alla sua carriera. Nonostante ciò, ritraeva ponti, stazioni, moderni parchi e nuove costruzioni a modo suo, ovvero in modo tale da far arrivare un messaggio per lui basilare: la città stava cambiando, stava crescendo in tutti i sensi, ma le persone e i valori per lui erano sempre gli stessi.
All’interno della mostra sarete guidati grazie ad informazioni che aiutano il visitatore a capire al meglio la scelta della contrapposizione tra campagna e città, attraverso un’ampia descrizione della vita privata ed artistica di Vincent, corredata dalle foto della sua famiglia, in particolare del fratello Theo, a cui era molto attaccato.
Van Gogh iniziò la sua arte seguendo inizialmente la scuola di Barbizon e gli insegnamenti di Jean François Millet, di cui sono presenti diverse opere. Durante la sua vita non ebbe fortuna con le sue tele, ma continuò imperterrito nella sua “missione”, poiché ciò che desiderava maggiormente era far conoscere al mondo la gente povera, che lavorava i campi tutto il giorno e che la sera tornava a casa mangiando, con le mani ancora sporche di terra, i frutti del suo duro lavoro. Parla spesso di questo argomento e spesso dipinge la vita contadina, poiché ammirava davvero quella gente che onestamente si procurava da vivere mentre a poche decine di chilometri le città assaggiavano le novità generate dal progresso sempre più crescente.
In una delle tante lettere al fratello Theo, comunicò che non avrebbe più seguito nessuna scuola corrente artistica predefinita, ma che aveva già iniziato a sperimentare un suo personalissimo sistema di pennellatura, ovvero quello che ci è più noto: colpi irregolari e forti sulle tele, errori volutamente non corretti, esagerazione di colori. Quando parliamo di colpi “forti” ovviamente il riferimento è alla vita di campagna, che Vincent marcava con tratti e contorni scuri – spesso neri – per accentuare quanto fosse importante quella gente, a cui spesso ritoccava i volti con contorni scuri e spessi, al fine di valorizzare la loro onesta fatica.
Vincent van Gogh è finalmente tornato a Roma dopo ventidue anni con opere e studi provenienti dall’Europa, dagli Stati Uniti e dal Giappone. E’ in mostra al Complesso del Vittoriano a Roma, fino al 6 febbraio 2011.
 
Alessio Minadeo
Presidente Ass.ne Terra Libera
terra.libera@hotmail.it