Nonostante la bella giornata, chiesa gremita di appassionati richiamati dal programma che aveva tutta l’aria di sapersi dimostrare come un evento “unico nel suo genere”.
‘Artica Live Project’, un gruppo musicale che per stessa definizione del suo portavoce, si esprime “assemblando provocatoriamente musicisti di estrazione classica, che si esibiscono affrontando e fondendo di volta in volta elementi di jazz, rock, pop e musica etnica”.
Mentre le colonne sonore ci riempiono di emozioni, si è tentati di chiudere gli occhi per godere appieno delle immagini che la musica rievoca nella nostra memoria; poi la voglia di seguire sullo schermo il susseguirsi delle immagini, sapientemente scelte per accompagnare questo viaggio di fantasia, prende il sopravvento, gli occhi si aprono e non si staccano più dallo schermo che in perfetta sintonia con la musica ci rende tutti protagonisti di un concerto dalle note tanto struggenti quanto ammalianti.
Quattro musicisti per quattro strumenti, ma la sensazione è quella di avere davanti un’intera orchestra. Certo i brani scelti per il programma occupano una posizione  predominante nella nostra memoria musicale, ma i singoli strumenti che si alternano in una leadership supportata alternativamente dagli altri tre, trasforma tutti i ‘pezzi’ in opere uniche, quasi irripetibili.
Fuori programma a metà concerto, una serie di diapositive delle tragedie che recentemente hanno toccato il nostro pianeta; erano accompagnate da un sottofondo di drammatici suoni, capaci di trasformarsi lentamente quanto impercettibilmente, in una melodia che è riuscita a coglierne la piena tragicità.
Alla fine del concerto un altro fuori programma: questa volta una musica che riportava a culture mediorientali, nomadi, ebraiche, presentato da Massimo Bartoletti che con molta ironia e istrionismo ha diretto tutte le fasi del concerto. Applausi a scena aperta e immancabile bis richiesto a gran voce da un pubblico che controvoglia  ha poi lasciato la chiesa.
Impossibile a fine serata provare a stilare una graduatoria delle musiche più belle, così come ugualmente impossibile è provare a classificare lo strumento che più ci ha colpiti.
C’è un piccolo però: splendide tutte le musiche, bravissimi tutti i musicisti, ma la colonna sonora di Nicola Piovani dal film “La vita è bella” nelle parti eseguite dalla fisarmonica, quella sì, continua a restarci dolcemente nelle orecchie.