Fatti e misfatti sul castello di Bracciano. Questo, in estrema sintesi il contenuto del libro, presentato il 17 maggio scorso, all’Archivio Storico di Bracciano, di Fernando Bucci “Il castello Orsini-Odescalchi di Bracciano”. Presenti: il sindaco Giuliano Sala; l’assessore alle Politiche Culturali di Bracciano, Gianpiero Nardelli; l’on. Alessandro Battilocchio, Europarlamentare.
Insomma, il libro di Bucci è un vero e proprio vademaecum per l’appassionato d’arte e una guida alla visita del castello stesso (ci sono persino le descrizioni delle stanze dettagliate e individuali a colori), ma non solo. Si tratta di una rappresentazione del maniero a tutto tondo, compresa la sua storia e la vita dei personaggi che lo hanno “vissuto”, più o meno noti. Fra questi ci sono uomini, come Gentil Virginio Orsini, Cesare Borgia, Umberto I di Savoia, Vittorio Emanuele III. Fra le donne: Isabella De’ Medici e persino Cristina di Svezia, che fu ospite del Castello e che si dice abbia rinunciato al trono per abbracciare la religione cattolica proprio mentre era qui. Tutto viene trattato con precisione e approfondito nel minimo dettaglio. E alla fine di questo studio, scandagliando fra storia e leggenda, si rimane stupiti dalle novità curiose che si scoprono. Una fra tutte che venne addirittura l’ex presidente Cossiga per acquistarlo da parte dello Stato, ma poi si dissuase e convinse a lasciarlo ai suoi proprietari perché “in buone mani”.
Infatti una delle deduzioni più immediate che scaturiscono dalla lettura è la diversa immagine delle due famiglie (Orsini e Odescalchi) che se ne può dedurre. Legati al Medioevo e alla guerra i primi, tanto che Gentil Virginio Orsini fu a capo delle truppe aragonesi di Napoli, come lo raffigura un arazzo nel Castello. Più moderni, con un’etica improntata sullo spirito di tolleranza, sul rispetto e sul progresso i secondi, invece. Linea seguita anche dall’attuale principessa Maria Pace.
Soddisfazione è venuta in merito dall’assessore alle Politiche culturali di Bracciano, Gianpiero Nardelli: “Credo che questo libro sia un toccasana per Bracciano. C’era e c’è bisogno di operare un certo svecchiamento di pubblicazioni datate, che contengono episodi storici non proprio esatti. L’intuizione del testo colorato è quasi geniale perché rende più intrigante la lettura. Il testo restituisce episodi più veri e meno leggende”.
Battilocchio ha aggiunto: “Da questo libro emerge l’amore di Fernando per questo territorio. Credo che in questo contesto la sfida è coniugare globale e locale. Penso che le singole Amministrazioni debbano valorizzare i propri beni architettonici”. E questa è l’idea con cui è nata l’opera, come ha raccontato un emozionato Fernando Bucci: “Un’opera pronta già da alcuni anni e rimasta per un po’ nel cassetto. Questo libro è nato per spirito di servizio, per valorizzare i nostri monumenti. Viviamo in una zona paradisiaca, in un contesto ricchissimo dal punto di vista storico, artistico, archeologico ma poco valorizzato. Visitare il Castello è come aprire la pagina di un libro: bisogna interpretare ogni pietra, ciascun affresco o oggetto. Leonardo Da Vinci diceva che un’opera per essere importante deve unire il bello e l’utile. Ma l’interesse sta nell’argomento, nel come, ma soprattutto, nel cosa si dice. A me piace che la gente si interessi di certi valori persi, perché la scuola è venuta meno nel suo ruolo, nella sua missione”.
Dunque un testo che si inserisce nel percorso intrapreso con Etruria Meridionale da 10 Comuni; che continuerà con la mostra fotografica che Bucci stesso sta preparando con il sig. Valentini. E che trova conferma nelle iniziative braccianesi che si terranno presso il Museo Civico: la realizzazione di uno spettacolo teatrale sulla “storia” tra Paolo Giordano Orsini e Isabella De’ Medici e di una serie di filmati su Bracciano stesso.
Barbara Conti
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