Quando, il 6 novembre 2010 a Pompei crollò la «Schola Armaturarum Juventis» (scuola dei gladiatori), l’indignazione fu notevole. Il Ministro della Cultura, Sandro Bondi, fu oggetto di feroci critiche con conseguente richiesta di dimissioni da parte delle opposizioni. La scarsa attenzione delle istituzioni nazionali, l’imperizia di alcuni addetti al settore (il crollo della domus dei gladiatori fu causato principalmente da un restauro del dopoguerra non idoneo), stanno mettendo a rischio la sopravvivenza dell’area.

Stessa sorte hanno molti altri monumenti, le mura Aureliane che circondano il centro storico romano sono state negli anni soggette a continui crolli, le mura viterbesi non sono da meno, centinaia di siti più o meno importanti sono praticamente in stato di abbandono.

Certamente per mantenere efficiente un così vasto patrimonio storico gli investimenti da realizzare sono notevoli, e in tempi di ristrettezze economiche è difficile poter accantonare le cifre adeguate. La non consapevolezza che i soldi spesi in questo settore sono un investimento che è destinato a essere coperto dagli incassi dei biglietti di ingresso pagati dai turisti.

In molti casi, fortunatamente, le amministrazioni riescono invece a valorizzare i beni a loro disposizione. Peccato che in questi casi, dove non arriva l’incuria o gli eventi naturali (abbiamo tutti sotto gli occhi i crolli determinati dai terremoti a L’Aquila o in Emilia), le amministrazioni sono attente nel preservare i beni custoditi, è la presenza dei vandali che mette a rischio la conservazione del patrimonio storico.

Purtroppo a quest’ultima calamità non c’è provvedimento che possa porre un freno. Sono peggio delle infiltrazioni, dei terremoti, delle alluvioni, dei ministri dei beni culturali incompetenti. 

Per questo motivo recentemente, in viaggio ad Arezzo, ci siamo imbattuti in un cartello che recita testualmente: “…l’area dell’Anfiteatro romano è chiusa al pubblico, per motivi di sicurezza e salvaguardia del monumento, deturpato da sempre più frequenti atti di vandalismo e inciviltà”.

Leggere una dichiarazione di questo genere è triste, ci fa comprendere come non meritiamo (a livello di comunità) tanto patrimonio, che tanto genio espresso dai nostri antenati non ha lasciato proseliti ai nostri giorni, come noi italiani siamo culturalmente inadeguati.