Sotto un sole quanto mai inaspettato, stamattina gli abitanti dell’Infernetto reduci dell’alluvione dell’anno scorso si sono messi in fila per ricevere i sacchi di sabbia dietro i quali trincerarsi in caso di piogge forti.

Una coda estenuante la loro, iniziata ieri sera e tanto corposa da far dubitare la possibilità di un’assistenza sufficiente per tutti.

In molti, riuniti nello stesso spiazzale sul viale di Castelporziano che l’anno scorso fu il presidio di Protezione Civile e Vigili del Fuoco, hanno preso un giorno di ferie, altri si sono dati il cambio per prendere i propri figli a scuola.

Tutto per non perdere il proprio turno, scritto sui biglietti consegnati dagli uomini della Protezione Civile a quanti hanno lasciato i propri nominativi nell’apposita lista.

Intanto, mentre si trattiene il respiro e si spera per il meglio, i sacchi di iuta promessi sembrano non bastare per tutti: i più fortunati hanno potuto ritirarli nell’altro punto di raccolta allestito in via Bedollo, nel parcheggio della scuola Mozart, presidiato dai vigili urbani.

Le trincee non sono tuttavia che un palliativo: quasi un salvagente in casi estremi.

La vera paura, oggi come all’indomani dell’alluvione che il 20 ottobre di un anno fa uccise un cingalese di appena 30 anni, la mettono i canali attraverso i quali dovrebbero fluire le acque piovane e in gran parte ostruiti da rifiuti e aghi di pino.

I tombini raramente oggetto di pulizia e un impianto fognario inadatto a servire un numero sempre crescente di abitanti.

La speranza, in attesa che qualcuno si decida a intervenire in maniera risoluta, è che Cleopatra si trattenga ancora. Ovunque si trovi.